A cura di Pietro Magrin.

Con una propria decisione la Commissione Europea ha previsto l’introduzione di un prodotto pensionistico ad adesione individuale, comune a tutti i paesi europei. Si chiamerà PEPP, acronimo che sta per Pan European Personal Pension Product, una sorta di piano integrativo pensionistico sottoscrivibile a livello europeo da affiancare agli strumenti previdenziali nazionali già esistenti.

Il problema pensionistico è molto sentito non solo in Italia, ma anche in Europa. Livelli di qualità della vita crescenti con sempre più alti standard, progressi della ricerca medica con assistenza sempre migliore e calo della natalità generalizzato,rappresentano infatti una miscela esplosiva per i sistemi pensionistici pubblici dei paesi sviluppati in genere.

Come dimostra una recente ricerca (fonte Eurostat) l’indice demografico di dipendenza degli anziani, cioè il rapporto tra il numero degli ultra 65enni e i soggetti in età da lavoro (15-65 anni), è previsto che crescerà in zona UE dal 31,4% del 2015 al 56,80% del 2060. Le proiezioni indicano come Italia e Polonia saranno i paesi più esposti a tale andamento con una percentuale che supera il 60 %.

Questo significa che ci saranno sempre meno lavoratori a farsi carico, con i propri contributi, dell’assegno previdenziale degli anziani in pensione. E’, quindi, un problema strutturale di sostenibilità dei sistemi previdenziali che evidenzia inoltre la problematicità dei meccanismi previdenziali su base retributiva.

Le manovre correttive non sono molto ampie: o si sceglie di far slittare in avanti ancora l’età per la pensione oppure si restringe ulteriormente l’assegno pensionistico. E’ proprio su questo punto che è intervenuta la proposta della Commissione Europea, attualmente in fase di valutazione, che a giugno dell’anno scorso ha avanzato l’ipotesi di creazione dei piani pensionistici pan-europei. Questi piani, ad adesione volontaria, verrebbero introdotti tramite Regolamento e quindi sarebbero immediatamente applicabili nei paesi dell’Unione senza necessità di produrre normative nazionali come invece accade per le Direttive.

Nelle intenzioni della Commissione c’è quindi l’urgenza di raggiungere due obbiettivi principali: incentivare il risparmio previdenziale contribuendo ad accresce il mercato dei capitali a livello europeo, e far nascere il mercato unico delle pensioni individuali sviluppando la concorrenza tra i fornitori di tali strumenti a vantaggio dei potenziali sottoscrittori.

La Banca Centrale europea stima infatti che i risparmiatori europei detengano almeno il 34 % dei loro asset in depositi o liquidità, oggi scarsamente remunerati e quindi in maniera poco efficiente ai fini di una corretta pianificazione finanziaria. Questo dato è ancor più vero per quanto riguarda gli Italiani, come ben sappiamo. Sotto un’altra angolazione una recente ricerca di Ernst & Young calcola che i nuovi PEEP potrebbero far crescere gli asset detenuti in strumenti previdenziali individuali dagli attuali 0,7 trilioni ai 2,1 trilioni di euro da qui al 2030 a livello europeo.

Per l’Italia l’introduzione di tali strumenti consentirà una maggiore concorrenza nel campo assicurativo affiancandosi agli strumenti già presenti, quali i fondi negoziali, i fondi previdenziali aperti, e i piani integrativi pensionistici cioè i cosiddetti PIP. In questa maniera si dovrebbe osservare una riduzione di costi generalizzata come sperato, favorendo la sottoscrizione di strumenti previdenziali per coprire le future esigenze pensionistiche ed incrementando la redditività delle soluzioni adottate.