A cura di Pietro Magrin

La normativa Mifid II, appena entrata in vigore, regola anche un altro aspetto molto importante che riguarda il rapporto tra operatori finanziari e risparmiatori, imponendo un allargamento degli obblighi di comunicazione alla clientela su costi e oneri connessi ai servizi di investimento o accessori.

Al cliente infatti deve esser chiaro quanto paga per consulenza e per lo strumento finanziario scelto sia in fase di sottoscrizione sia in fase di vendita.

In particolare va esplicitata la modalità di pagamento dei servizi di investimento ricevuti , dovendo essere rappresentato quanto questi costi incidono sul rendimento offerto da prodotti o strumenti finanziari, in modo che all’investitore possa essere evidenziato il guadagno “netto” che si prospetta.

Da ultimo tutte le informazioni circa le voci di costo andranno presentate in forma aggregata, per consentire al cliente di conoscere il costo complessivo e il loro aggiornamento deve essere continuo: costi e commissioni, ricorda l’ABI in una sua recente guida, devono essere mostrati “con un calcolo puntuale o con una stima ben fatta, sia prima della sottoscrizione sia nel corso dell’investimento, di solito a fine anno”.

IL SERVIZIO DI CONSULENZA E I SUOI COSTI

Altro spinoso argomento è quello della remunerazione dei consulenti che propongono i servizi di investimento e la relativa consulenza. La normativa impone una separazione netta tra chi presta il servizio di sola consulenza, cioè gli “indipendenti” o come meglio definiti “consulenti autonomi“ e coloro che rimangono legati a produttori o collocatori di strumenti finanziari (Banche, Sim ). I primi saranno pagati attraverso una commissione che viene fatturata direttamente al cliente, una classica parcella. Per i secondi, invece, restano in piedi le “retrocessioni”, già oggi applicate, ovvero la remunerazione per la prestazione del professionista è ricompresa nell’ambito dei costi per il collocamento dei prodotti. Tali retrocessioni saranno, come visto sopra esplicitate al cliente, eliminando la precedente opacità sulla struttura delle commissioni pagate, si spera in maniera definitiva.

I COSTI PER LA RICERCA E ANALISI FINANZIARIA

Questo è un punto che ha fatto molto discutere il mondo dell’industria finanziaria: le ricerche utilizzate dai gestori di fondi di investimento per prendere le loro decisioni (studi macroeconomici, elaborazioni di grafici e analisi su titoli e mercati di riferimento, diventeranno a pagamento. Tale previsione dovrebbe servire a separare con maggior decisione l’attività di analisi da quella di trading, che ha in passato ha prodotto non poche distorsioni. E’ evidente che produrre documenti di analisi in grado di muovere i mercati finanziari e condizionare le scelte degli addetti ai lavori, ed essere allo stesso tempo un operatore che agisce sul mercato evidenzia un palese conflitto di interessi. D’ora in poi quindi, i costi per la ricerca dovranno essere scorporati da quelli per i servizi di brokeraggio offerti.